Cirella. Quegli studenti dell’istituto Agrario che si sono incontrati cinquant’anni dopo
Articolo e foto di Letizia Falzone
Domenica 16 Aprile, è suonata la campanella per degli alunni speciali dell’ Istituto professionale di Stato per l’Agricoltura e l’Ambiente.
Se non si fossero scambiati le loro foto, con ogni probabilità non si sarebbero riconosciuti. Nulla di strano visto che, dall’ultima campanella e dagli esami di maturità, sono passati ben 50 anni. All’appello c’erano quasi tutti. Tra di loro medici, liberi professionisti, imprenditori, impiegati, funzionari pubblici, militari ed operai che si sono rincontrati in un ristorante cittadino della Riviera dei Cedri tutti assieme, dopo tanti anni, per festeggiare il mezzo secolo passato, con lo spirito brioso di eterni ragazzi nel ricordare quei tempi mai dimenticati.
“Tre compagne – racconta uno di loro – hanno lanciato la proposta di organizzare una rimpatriata. È stato aperto un gruppo su Whatsapp, ci siamo cercati e fortunatamente siamo riusciti a rintracciare praticamente tutti. È stata una bella “carrambata”. Ci siamo ritrovati lì, a raccontarci delle nostre vite e delle nostre famiglie. Un momento molto emozionante: siamo tornati indietro nel tempo e non sono mancate le risate. Inoltre, parlando, ci sono venuti in mente tanti fatti accaduti quando andavamo a scuola, e che non tutti ricordavano. Erano altri tempi allora, con un modus vivendi diverso da quello attuale, sia per quanto riguarda l’aspetto didattico e sia per quello di vita”.
Il tempo passa e gli anni cambiano le cose. Crescendo, la vita mette la gente alla prova ed ogni giorno bisogna affrontare le problematiche attuali di un mondo che – a detta di molti – non è più come quello del passato. I ricordi piacevoli, spesso, riportano inevitabilmente al tempo in cui si era piccoli, e tutto pareva più genuino. La scuola, in tal senso, riveste un ruolo importante per ciascuno: è il luogo in cui si cresce, ci si confronta con gli altri, in cui nascono le prime amicizie, e chi lo sa, magari anche i primi amori. Cinquanta anni da raccontare in una giornata, e tanti aneddoti per ricordare le avventure tra i banchi scolastici. Allora erano giovani studenti, con un futuro davanti ancora da costruire, da definire, da sognare, ora sono mariti, padri, nonni, con tante storie da raccontare, ognuno la propria. Il bello di una rimpatriata è proprio questo: ascoltare e accogliere il racconto della vita degli altri.
Gli “studenti” hanno rievocato le interrogazioni, i compiti, la paura dell’esame di maturità, quando sembrava che tutto fosse finito, e invece, tutto stava per iniziare, tutto doveva accadere: l’università per alcuni, il lavoro per altri, gli innamoramenti, il matrimonio, i figli e purtroppo anche le separazioni. È sicuramente emozionante guardarsi indietro e, con un senso di vertigine, scoprire quanta strada ognuno di loro ha fatto e la direzione presa.
Un ritrovo speciale con tanto di foto ricordo e torta per celebrare lo storico anniversario e condividere una giornata che rimarrà per sempre nell’albo dei bellissimi ricordi. Questa rimpatriata è stata anche l’occasione per festeggiare gli ottanta anni di Vincenzo Luraschi, storico censore dell’Istituto, colui che era addetto alla sorveglianza dei giovani nel convitto, in quanto molti di loro provenivano da altre regioni.
Per tutti, la soddisfazione di avere trascorso una giornata meravigliosa, ripercorrendo gli anni bellissimi della loro adolescenza. È desiderio di tutti tenere viva questa amicizia, nata tra i banchi di scuola, perché le cose belle che nella vita contano, meritano di essere valorizzate e apprezzate, e l’amicizia è un valore inestimabile. Una rimpatriata che tutti desiderano, al più presto, rifare.