Il ritorno di Casanova. Un film nel film

Il ritorno di Casanova. Un film nel film

Articolo di Adriana Sabato. In copertina: Di Francesco Casanova – Adriano C. from en: Wikipedia, Pubblico dominio

Il cinema parla di sé stesso nel film Il ritorno di Casanova. La firma è di Gabriele Salvatores ed è quel cinema che, consapevole di sé, dei propri stili, dei propri meccanismi produttivi ed economici e della propria storia, decide di scoprire l’inganno e di rivelare il trucco. Non è la prima volta che ciò accade. Molti dei più grandi cineasti hanno ragionato sul proprio lavoro, sulle bellezze e gli oblii dell’essere un regista, a volte con dichiarazioni e interviste, altre volte con saggi esplicativi, altre ancora proprio attraverso testi filmici. Un esempio fra tanti Federico Fellini con il suo 8 e ½. Salvatores in questo film rilegge Schnitzler (Il ritorno di Casanova, Adelphi), come già aveva fatto nel ’92 Edouard Niermans con Alain Delon, con un ottimo cast e una regia elegante.

Giacomo Casanova, ormai a 53 anni, vuole rientrare a Venezia, dopo la fuga dai Piombi. Nel viaggio di ritorno è ospitato da Olivo e dalla moglie Amalia, presso Mantova. Nella loro tenuta, Casanova incontra Marcolina, studiosa di matematica e di filosofia e inizia a corteggiarla. Lei, però, intrattiene una relazione segreta con il sottotenente Lorenzi e rifiuta il suo corteggiamento. La conquista di Marcolina diventa per Casanova una prova dell’efficacia del proprio fascino, nonostante la sua tarda età, memore delle sue conquiste femminili, con qui aveva intrattenuto relazioni amorose nelle più famose corti europee. Casanova riesce a trascorrere una notte di passione nella stanza di Marcolina solo con l’inganno, travestendosi e facendosi passare per il suo innamorato, il tenente Lorenzi. Quest’ultima notte, però, rappresenta per Casanova stesso la presa di coscienza definitiva del passare del tempo, con il relativo decadimento fisico. Ecco come si ritrova allo specchio: è un vecchio rimbambito, decaduto e innocuo, volto e collo rugosi, viso giallognolo.

Gabriele Salvatores dirige due attori – Toni Servillo e Fabrizio Bentivoglio – che sono fatti apposta per le proprie parti. Questo film sembra infatti pensato per loro. Il tema della vecchiaia, della decadenza del fisico, del tempo in cui non c’è più tempo viene inquadrato attraverso gli occhi di due personaggi: Leo Bernardi, un regista depresso, che vive con difficoltà l’ascesa di un giovane astro del cinema, Lorenzo Marino, e la storia con la giovane Silvia e Giacomo Casanova, il protagonista del film che Bernardi sta dirigendo. Bernardi è interpretato da Servillo e Casanova da Bentivoglio. Le due storie si intrecciano lungo tutto il film in cui risalta tutta la classe di Salvatores di coniugare gli ingredienti di una grande opera cinematografica.

La storia di Bernardi e la storia raccontata da Bernardi attraverso il Casanova di Fabrizio Bentivoglio sono rese sullo schermo con due scelte stilistiche differenti necessarie per comprendere al meglio una narrazione così segmentata. Per le scene nel presente reale viene usato il bianco e nero, mentre per le scene cinematografiche nel passato di finzione il colore.

Il bianco e nero dà ancora più risalto agli stati d’animo che attraversano il personaggio interpretato da Toni Servillo e allo stesso tempo mette ordine nella confusione che lo circonda, mentre per quanto riguarda il film nel film il colore accentua le atmosfere del passato e il decadimento di Casanova, che tenta di nascondere il peso dell’età sulla sua pelle attraverso il trucco e gli strati di cerone bianco. Questa scelta guida lo spettatore tramite il contrasto ad una riflessione più attenta e ad una analisi più immediata delle tematiche trattate nel film. Due volti che raccontano la stessa storia, il dramma del tempo che passa per tutti inesorabile e segna la pelle, la forza inarrestabile della vita che non si rassegna neanche davanti al decadimento.

Il film risulta piacevole, per l’ironia dei dialoghi, per la suggestiva fotografia delle scene in bianco e nero, per l’azzeccata colonna sonora in ogni sequenza basata su scelte raffinate ed eterogenee che vanno da Fever Ray a Billy Joel e il bellissimo quintetto per archi di Boccherini La musica notturna delle strade di Madrid anche se per molti cede alla tentazione di usare troppe citazioni, situazioni, flashback e richiami tra cinema e letteratura. Ma è senz’altro da vedere.

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