Benedizione di tutte le guerre (Terza parte)
Articolo di Martino Ciano. Questo testo prende spunto da un libro che avrebbe dovuto essere pubblicato…
Né tu né io possiamo parlare di morte. La volontà di vita ci ha instupidito, ci ha ingabbiato, ci ha reso insonni. Noi siamo costretti a ridere, a divertirci, a scherzare sulla guerra. Sì fratello, noi dobbiamo dimenticare la nostra fine, di diventare carne marcia, di diventare ossa, di essere inutili. La volontà di vita ci rende eterni e immanenti. Noi dobbiamo gridare al Mondo il nostro ego-dramma.
Solo il mio dolore esiste. Solo il mio pianto è vero. Solo il mio amore è puro. Solo io sono. Tu non sei nulla. Tu non vali. Tu non puoi esistere al di fuori della mia volontà. È per questo motivo che un uomo autoritario, alla guida di una potenza nucleare, può decidere di far esplodere la Terra. Oltre lui c’è il nulla. Ed è questa l’essenza della tecnica, ossia dare a ogni uomo la possibilità di essere l’unico.
Sia allora benedetta la guerra, perché essa è opera della nostra grandezza. E aggiungo anche, fratello caro, che per mezzo di nessuna ideologia voglio essere salvato, perché da una masturbazione neuronale sono prodotti i miei componimenti e tutto svanirà al raggiungimento del mio orgasmo, ossia un vomito salvifico che mi toglierà ogni forza e ogni volontà. E mentre la morte avanza e immagini di dolore arrivano dall’Ucraina, tu resta al mio fianco e spera che ci siano ancora uomini pronti a raccontarti la verità, perché anche una bugia può salvare, ma nulla redime quanto un’umiliante verità.
Peccato che io sia un bugiardo!
Eppure, se tu avessi la forza di accettare che nessuno può salvarsi da solo, tu odieresti questa modernità che ci vuole felicemente l’uno contro l’altro, felicemente competitivi, felicemente morbosi, felicemente distruttivi.
Intanto, consoliamoci con la tecnologia.
Uomini della Silicon Valley, dateci il nostro avatar quotidiano e lasciateci disquisire liberamente, ché solo sul vasto spazio virtuale noi possiamo essere contenti. Oh, amore che muove il sole e tutte le altre stelle del firmamento, parafrasando citazioni ci mostriamo folli e ingenuamente forti. Dateci una maschera di megabyte e di pixel, affinché le nostre sembianze appaiano graziose e vivaci. Nel metaverso non si muore, non si perisce, ma si risorge in ogni istante.
Username e Password!
Sono queste le parole che ci aprono a nuovi mondi e a nuove sfide. Filtro-viso, filtro-occhi, filtro-antinvecchiamento, sempre giovani, sempre snelli, giammai usurati. Noi siamo eterni. Dio ci assista, Dio salvi ognuno di noi. Lunga vita a questa follia, ché ci piace giocare, ché ci piace filtrare, ché ci piace questo antistress. Imitiamoci a vicenda, emuliamoci e poi castriamoci. Uomini e donne, entriamo senza i nostri sessi in questo mondo virtuale, senza senso, senza sostanza, senza solitudine, senza salvezza. Comunichiamo nel nome della fratellanza e litighiamoci nel nome dell’omologazione. Tutti uguali, anche se diversi. Nessuno vale più di un altro, anche se è il totale dei Mi Piace ricevuti che fa la differenza. Ci sono gli Opinion Leader e i pigiatori di Pollici all’Insù, ma tutti siamo accomunati dallo stesso destino, ossia preservare dagli hacker Username e Password.
Intanto, mentre Putin riunisce i suoi oligarchi, mentre i bambini continuano a morire, mentre gli uomini combattono e mentre il sangue benedetto dei popoli alleati fornisce le sue giustificazioni, tu e io, fratello in carne e spirito, restiamo fuori dallo scacchiere internazionale. Né decidiamo né partecipiamo alla Storia, noi subiamo solo una delle tante storie che ci stanno raccontando. La nostra ribellione è pigiare tasti, pigiare link delle testate giornalistiche, affidarci alle fonti ufficiali e a quelle della controinformazione. Siamo disposti ad ascoltare anche le ragioni dei complottisti. Loro si rifugiano sui canali creati su Telegram o nel Deep Web e fanno sì che ogni elemento in loro possesso smascheri le menzogne dei regimi.
Anche tu e io viviamo in un regime, secondo loro.
Anche tu e io siamo schiavi, secondo loro.
Anche tu e io non abbiamo senso critico, secondo loro.
Anche le nostre verità sono menzogne, secondo loro.
Anche loro mentono, secondo noi.
Anche loro sono folli, secondo noi.
Anche loro hanno paura, secondo noi.
Tutti dovremmo ribellarci?
Ma il mondo non ammette la rivolta. Anzi, siamo proprio noi essere umani che non amiamo la rivolta se non in casi particolari, scelti con cura. Come dimostrato da La Boëtie, a noi piace la servitù volontaria. Ci pieghiamo ai potenti per necessità, con spirito di collaborazione, con mezzi propri e altrui virtù. E guarda, fratello mio, la Storia smaschera la nostra intima natura. Nasciamo collaborazionisti e poi crepiamo soli. Siamo mezzi importanti per i fini degli altri, poi, quando siamo arrugginiti qualcuno ci farà riposare in una Rsa. La medicina ci terrà in vita.
Oh venerande età della modernità, quante bellezze ci mostrate. Volti decrepiti in stanzoni solitari, vecchi rincoglioniti che si inseguono come bambini, bocche sdentate che baciano ancora, cuori infranti che rimpiangono gli anni della gioventù, sessualità geriatrica in primo piano sulle testate giornalistiche generaliste, preghiere nuove per nuovi orizzonti, resurrezioni da enfisemi polmonari, felicità rettale post-evacuazioni forzate, giovanotti che abbracciano mummie in carrozzina, volontari pro-vita che consolano membra morenti.
Quanta ipocrisia, fratello mio, nel buonismo dei vitalisti, di coloro che non vogliono sentire la parola morte. Tu non puoi immaginare quanti vecchi e quanti giovani, in questo momento, si punterebbero una pistola alla tempia e si darebbero la morte. E tu non immagini quanta voglia di andarsene dal mondo sta in alcuni bambini, che di fronte alla negazione della loro felicità si sentono scoppiare il petto o si pisciano sotto dalla paura. Tu non puoi immaginare, fratello mio, quanta inutile sofferenza viene provocata in nome della vita-a-tutti-i-costi, mentre basterebbe una semplice eutanasia della volontà, una resa incondizionata, per rendere speciale ogni giorno che si passa sulla Terra. Tu non immagini, fratello caro, quanta vita senza dignità viene protetta e curata, mentre ciò che andrebbe preservato alberga nella totale indifferenza.
Fratello mio, tu sai che tutto è relativo?