Benedizione di tutte le guerre (Seconda parte)

Articolo di Martino Ciano. Questo testo prende spunto da un libro che avrebbe dovuto essere pubblicato…

Lasciamo andare tutti, noi. Da questa Terra vanno via i martiri e gli aguzzini. Il più grande dei conquistatori non ha goduto che momentaneamente dei suoi bottini e dopo aver chiuso i suoi occhi ha lasciato tutto in mano alla rabbia dei successori.

Oh Divina distruzione che stai nei nostri cuori, ti prego, accogli la nostra supplica e rendici liberi dal corpo. Lasciaci in balia delle forze atomiche che ci legano all’Universo. Lascia che siano loro a rimescolare il nostro destino ancora una volta, magari per sempre. Lasciaci assumere un’altra forma. Lasciaci preda di un altro corpo. Lasciaci reincarnare affinché noi possiamo diventare un ennesimo errore. Non è solo la carne che marcisce, ma anche l’anima si fa decrepita e si decompone, e poi diventa un’altra sostanza, e poi divora sempre se stessa per amore del divenire.

Ma non è il divenire la peggiore delle immanenze?

Fratello lettore, vuoi sapere una cosa? Io non so toglierti nessun dubbio. Posso solo dialogare con te e con te posso perdermi in questa divagazione. Mi isolo nella mia stanza, tra i miei libri, tra la volontà di morte e quella di suicidarmi, ma vince la vita. La vita prevale sempre. È la storia della nostra specie che ci conferma questa cosa. E allora lasciami continuare, ti prego, leggimi ancora un po’. Il mio obiettivo è andare oltre ogni limite. Noi siamo oltre i limiti, siamo postmoderni, ma per me post non sta per oltre, ma è come un’isola pedonale nel mezzo di una strada a scorrimento veloce, un luogo nel quale ci si ferma per attendere il momento giusto per rimettersi in carreggiata. E noi siamo fermi. Non ci muoviamo.

Corriamo, ma non sappiamo quale sia la meta.
Viviamo, ma non sappiamo per chi e per cosa.
Soffriamo, ma non sappiamo per chi e per cosa.
Vogliamo essere, ma non sappiamo chi.

Hai capito? È come se fossimo fermi!

Indossiamo ogni giorno abiti diversi, assumiamo sembianze diverse, ma non ci soddisfa nulla. Ci affidiamo a Jung e a Freud. Leggiamo articoli sulla psicologia di massa, su quella individuale e sappiamo tutto sul narcisismo, eppure non ci chiediamo se ognuno di noi abbia delle responsabilità. Io ammiro sempre coloro che si proclamano Innocenti.

Oh fratello caro, la ricerca dell’innocenza ci spinge a compiere azioni inenarrabili. Pensa a quanti filosofi si sono aggregati al nazismo per non perdere il loro prestigio. Pensa che anche uno come Heidegger ci è cascato. Pensa che Hitler ha trovato dell’antisemitismo persino in Kant. Sì, proprio lui, quello che parlava di buona volontà. E tu, fratello caro, ti scandalizzi per l’incoerenza degli altri, per quella tua o per quella mia?

Ti confido un segreto, anche se non dovrei: non puoi immaginare quante incongruenze troverai tra queste righe e quante stronzate stanno scritte nelle opere dei maggiori filosofi o intellettuali della storia del pensiero. Quante banalità la storia ci ha consegnato e nulla abbiamo imparato. Sì, fratello, esploda il Mondo e benedetta sia la guerra. Scorra a fiumi il sangue, scorra la disperazione, sia cancellata ogni bellezza, sia la bruttura la nostra casa, siano la merda e il piscio a riempiere i nostri giardini, perché queste sono le opere di noi uomini.

Ora però sarò un tecnocrate.

La tecnica è tutto per noi. È la nuova religione. A Dio abbiamo sostituito la tecnologia, il pensiero attivo. Ci piace manipolare. Ognuno di noi è un manipolatore di cellule, di pensieri, di parole, di sogni, di realtà. Siamo tutti multitasking, multiuso, multideformabili. L’uomo che vuole starsene per i fatti suoi e che si accontenta delle cose che Madre Natura gli ha dato è un anormale, un disabile. L’uomo naturale è considerato un malinconico, un tradizionalista, un conservatore. E mentre la tecnica avanza, mentre ci costringiamo a essere felici, la morte è con noi e noi siamo la morte.

Ma dimmi fratello, oggi chi accetta di morire?

Post correlati