Becoming. la storia di una donna che non ha mai smesso di “diventare”.
Articolo di Letizia Falzone
Occhi neri profondi, un sorriso contagioso. Genuina, lavoratrice, portatrice di un modello femminile positivo, mai eccessiva, mai fuori posto, forte ma con valori saldi, sinceramente interessata a fare il bene del suo Paese e il titolo di “Donna più amata d’America”.
Michelle Robinson in Obama è ancora oggi colei che ispira migliaia di donne in tutto il mondo. Ben altro si cela però dietro alle immagini rese pubbliche.
Il suo libro “Becoming- La mia storia”; si divide nei seguenti capitoli:
“Come sono diventata me stessa”.
“Come siamo diventati noi stessi”.
“Come siamo diventati qualcosa di più”.
È una storia che diventa la storia di tutti noi.
Di politica se ne parla davvero poco: sì, qualche accenno alla corsa alla Casa Bianca di Barack, quali sono stati gli interventi operati da lei stessa, in qualità di First Lady. Ma ciò che rapisce di questa biografia è leggere di una bambina cresciuta giocando con le bambole e ammirando perdutamente il fratello maggiore, Craig. È una bambina che si ritrova a vivere negli anni Settanta, negli Stati Uniti, senza sapere ancora cosa significhi avere “la pelle di un colore diverso dal bianco”. Michelle cresce amata e protetta dalla sua famiglia, dal padre che vive quotidianamente una dolorosa lotta con un male incurabile ma non si arrende mai, non esita e non permette ai figli di trascurarsi per lui.
“Mia madre e mio padre non avevano ancora quarantacinque anni, erano sposati da quasi venti. Nessuno di loro aveva mai fatto una vacanza in Europa. Non andavano mai in spiaggia o a cena fuori. Non possedevano una casa. Eravamo noi il loro investimento, io e Craig. Ogni cosa era per noi”.
La piccola Michelle comincia a comprendere la situazione quando a scuola, la sua classe diventa sempre meno frequentata “da bianchi”, quando dal suo quartiere le famiglie se ne vanno e chi vi rimane sono perlopiù persone “di colore”, di etnie diverse.
Non è solo la biografia di una donna, della moglie di Barack Obama, ma è la biografia di un’intera generazione che è costretta a vivere la brutalità della stupidità delle differenze razziali.
“Se alle superiori mi sembrava di rappresentare il mio quartiere, a Princeton rappresentavo la mia razza. Ogni volta che parlavo in classe, facevo bene un esame, speravo dentro di me di contribuire a una causa più alta”.
La seconda parte presenta una Michelle risoluta. Una donna con le sue idee, il suo carattere e la voglia di non smettere mai di “diventare”.
“Quando credevo di avere una buona idea, non mi piaceva sentirmi dire di no”.
In questa parte di testo entra in scena un ragazzo che partecipa ad uno stage estivo nello studio di avvocati in cui lavora Michelle.
“La sua biografia diceva che era originario delle Hawaii, il che, almeno, lo rendeva un imbranato piuttosto esotico”. Michelle descrive il suo futuro marito come una persona di intelligenza ben superiore alla media e con un background diverso dal suo. Barack è un giovane di ventotto anni con una cultura sterminata, che ha trascorso la vita a leggere libri di filosofia politica. Studia legge ad Harvard. Per lavoro si occupa di organizzare e motivare le comunità, tipo quelle parrocchiali. È disordinato, lascia gli abiti in giro, il suo letto è un materasso sul pavimento. Arriva sempre in ritardo agli appuntamenti. È un inguaribile ottimista, non conosce l’ansia. Suo padre, Barack Obama Sr, defunto, era un keniota. Sua madre, Ann Dunham è una bianca americana. Il padre ha avuto altri figli in Kenya, dei quali Auma è quella a cui Barack è più legato. La madre si è risposata in Indonesia e ha avuto un’altra figlia, Maya. Lui ha trascorso la gioventù alle Hawaii dai nonni materni. Dunque la sua famiglia è completamente diversa da quella classica, ordinata, parsimoniosa di Michelle. Lui, mulatto, ha dei fratelli e delle sorelle africani molto più neri di lui e una sorella per metà americana e per metà asiatica. Eppure in quella famiglia dispersa in tre continenti, lui è cresciuto bene, circondato d’amore. E adesso è un giovane uomo che la notte sta sveglio perché cerca una soluzione ai problemi economici del paese. Barack vorrebbe cambiare il mondo, vorrebbe adattare la società alle esigenze della gente.
Michelle parla del marito come di un idealista: “Non è mai stato attaccato al denaro, non voleva diventare ricco, ma era pervaso dal desiderio di trovare soluzioni per il suo Paese e lasciare il segno con grandi progetti di miglioramento. Non il potere economico, ma un’altra gloria. Questa è stata dunque la vera, genuina motivazione per la quale Barack Obama è diventato presidente: quasi una missione umanitaria.”
L’America, che Michelle afferma di amare, è un paese ricchissimo di opportunità ma anche di contraddizioni e di stereotipi. Il nero non può essere un vincente, “Deve essere bravo il doppio per ottenere la metà”.
Tra inviti a pranzo, gelati offerti, tra discussioni a lavoro e dibattiti, nasce questa bella storia d’amore tra Michelle e Barack: un amore non perfetto, non idilliaco, non sereno e non facile.
Andando avanti nella terza parte si assiste alla enorme difficoltà di far coincidere la voglia di Michelle di creare una famiglia con la voglia di Barack di dedicarsi pienamente alle campagne elettorali. Lavori desiderati, orari impossibili, appuntamenti mancati, cene in attesa di essere mangiate nel cuore della notte. E poi il desiderio di avere figli, gli insuccessi di poter creare davvero una famiglia, i litigi ma anche la nascita di due bambine.
Tutto comincia dalla gelateria “Baskin-Robbins nell’isolato accanto al condominio di Barack (…) Eravamo vicini, con le ginocchia raccolte (…) Mi guardava incuriosito con l’ombra di un sorriso. Posso darti un bacio? chiese. Io mi piegai verso di lui e tutto fu chiaro”.
Nella terza parte del libro traspare la verità sulla condizione di essere “la moglie del presidente degli Stati Uniti”, con tutti i risvolti positivi, certo, ma anche e soprattutto quelli negativi. Anche in questa situazione Michelle ha saputo rispondere prontamente, come donna, madre, come moglie e First Lady. Ha imparato a conoscere l’uomo di cui si è innamorata e tutt’oggi continua a conoscerlo. E ci ha fatto incontrare quel presidente dal bel sorriso, dalla voce pacata, dal suo modo di essere sportivo, ma impariamo anche a vedere un uomo che “ogni volta che arriva in una casa affittata alle Hawaii o a Martha’s Vineyard, Barack parte alla ricerca di una stanza vuota che possa diventare il suo Buco per la vacanza. Lì può saltabeccare tra i sei e i sette libri che legge contemporaneamente e sbattere sul pavimento i giornali”.
Michelle è stata in grado, nonostante le prime, grandissime difficoltà a cui il marito, divenendo presidente ha sottoposto tutta la famiglia, a mantenere salda la loro unione, a creare sempre e comunque spazi intoccabili specialmente per le due figlie che sono cresciute e diventate donne durante gli otto anni di presidenza Obama.
“Adesso abitavamo alla Casa Bianca. Pian piano cominciavo a sentirla familiare, non perchè mi sarei mai abituata alla vastità del luogo o all’opulenza dello stile di vita, ma perchè era il posto in cui dormiva, mangiava, rideva e viveva la mia famiglia”.
Ho apprezzato molto questa lettura. Mi sono davvero appassionata nel leggere di questa donna che ha combattuto fin da bambina, così come da giovane adulta, da moglie, da mamma, da First Lady, per non essersi mai privata del suo vero io. Non è stata disposta a lasciare il lavoro per correre dietro alle peripezie politiche del marito; ha corretto il correggibile, ha sostenuto moralmente l’uomo che ama, ma ha sempre dato tutta se stessa anche per proteggere la sua integrità e quelle delle sue bambine.
“Io ero stata fortunata ad avere genitori, insegnanti e mentori che mi avevano trasmesso un messaggio semplice e coerente: tu sei importante. Da adulta volevo trasmettere queste parole alla nuova generazione. Era il messaggio che davo alle mie figlie che avevano la fortuna di vederlo ribadito ogni giorno dalla loro scuola ed ero determinata a comunicarlo nel modo più adatto a ogni giovane che incontravo”.
Caloroso, saggio e rivelatore, Becoming è la resa profondamente personale di una donna di anima e sostanza che ha costantemente sfidato le aspettative e la cui storia ci ispira a fare lo stesso.
Si respira pienamente tutta l’atmosfera che la famiglia Obama ha saputo creare all’interno di quella che, per due mandati, è stata la loro casa; Michelle ha indubbiamente contribuito, come forse mai nessuno prima di lei, a creare la Casa Bianca più accogliente e inclusiva della storia, affermandosi nel contempo come un potente difensore delle donne negli Stati Uniti e in tutto il mondo e cercando di cambiare radicalmente il modo in cui le esigenze dei più poveri, degli esclusi, venivano percepite dal resto del mondo. Sempre restando saldamente accanto a suo marito mentre guidava l’America, attraverso alcuni dei suoi momenti più strazianti. Lungo il cammino, ci ha anche mostrato alcune mosse di danza, partecipato a Carpool Karaoke, e cresciuto due figlie con i piedi per terra nonostante una pressione mediatica inevitabile. Michelle è stata capace di portare avanti le priorità del proprio lavoro, le lotte per cui si è sempre impegnata, in maniera discreta e mai invadente, in un cammino passo passo con il marito e con una devozione che hanno indubbiamente contribuito a rendere ancora più popolare e amata tutta la sua famiglia.
Michelle ci concede di posare lo sguardo su di sé, su spaccati della sua esistenza molto emotivi, sulla sua vita e sulla sua famiglia, ci concede il prezioso dono di comprendere quello che c’è dietro il suo sguardo appassionato, le sue idee, le sue paure e di capire come è riuscita a diventare, per tutto il mondo, un interessante modello da imitare e da prendere come esempio.
Credo che questa sia decisamente una lettura da consigliare a tutti, soprattutto ai giovani, con l’intento di aiutarli a credere sempre in sé stessi e nelle proprie idee, nell’intraprendere un percorso introspettivo capace di portarli esattamente dove desiderano andare.