L’arido rovescio

L’arido rovescio
Poesia di Giuseppe Gervasi. In copertina un’opera di Sabrina Alì 
Tutto è annerito
in un mondo al rovescio,
quando l’ipocrisia
è il biglietto da visita
di chi incontri nel cammino.
Quando il buon esempio
non basta più.
Quando il garbo
e l’eleganza nel parlare
non hanno nessun valore
e alla fine devi urlare
per essere ascoltato.
Quando tutto è deciso
e tu sei solo una pedina
in mano all’arroganza.
A quel punto la solitudine
è un mantello per il freddo,
un rifugio per la pioggia.
La ritirata è necessaria.
Sei costretto a indossare
la stessa armatura
e le stesse armi
di un nemico invisibile.
È indispensabile riconoscere
il tuo mondo e dividerlo
con il silenzio.
L’umiltà non serve
con chi non è umile.
La semplicità non serve
con chi è superbo.
Le parole non servono
con chi utilizza il linguaggio dell’interesse personale.
Il sorriso non serve
con chi ride
alle spalle del prossimo.
Andare via,
rifugiarsi nella caverna
del tuo essere
e abbracciare la tua ombra.
Uscire non appena
il ciclone dell’egoismo,
abbandoni per le strade
le ultime energie negative.
Evitare il contagio
in attesa dell’antidoto
è l’unico modo
per non diventare come loro: portatori di strategie e nebulose visioni.
Sono l’altra faccia del cuore, quella bruciata,
che batte e non si sente,
perché fa tutto di nascosto.
Sono diventati buio di giorno
e la notte non è più sacra,
non sogna più.
Non permettiamo a nessuno
di seppellire i sogni e la vita.

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