Appunti di meccanica celeste. Domenico Dara e “l’indeterminatezza” della vita

Appunti di meccanica celeste. Domenico Dara e “l’indeterminatezza” della vita

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Appunti di meccanica celeste” di Domenico Dara, Nutrimenti, 2016. Seguici e iscriviti anche sul canale WhatsApp: https://whatsapp.com/channel/0029VaDWcN25EjxzoWoAJu05

In una Girifalco metafora del mondo e delle sue dinamiche; con uno stile vivo e sperimentale, che amalgama dialetto e italiano in un idioma originale; con un intreccio di storie che contribuisce a dare corposità alla commedia umana, vero oggetto della letteratura, mostrandone miserie e virtù; mi incammino verso la riscoperta di Appunti di meccanica celeste del calabrese Domenico Dara.

Pubblicato nel 2016 per la casa editrice Nutrimenti, questo romanzo è e resterà un alto esempio di stile, capace di dimostrare che la Calabria ha una scuola di autori che non si accontenta solo di “narrare”, ma ama prima di tutto penetrare nelle proprie sovrastrutture sociali, mantenendo alto il confronto con il suo patrimonio.

La pazzia, la lussuria, l’invidia, l’ingenuità, lo sconforto, l’apatia, tutto è racchiuso tra queste pagine. Dara ama trattare questi stati d’animo come forze che influiscono sull’Universo. Il parallelismo è già nel titolo: da una parte quelle forze ancora oscure, che vengono studiate, che in parte sono state comprese, calcolate, dall’altra il comportamento degli uomini, le loro reazioni, le aspettative, l’ineluttabile destino che coinvolge ogni essere vivente, ciò che è prevedibile e ciò che quasi sempre è imprevedibile.

Quanto sappiamo del moto dei corpi celesti? Tanto, ma non tutto. Cosa conosciamo della natura umana? Abbastanza, ma le cose che più ci stanno a cuore sono inspiegabili e rispondono, come nella meccanica quantistica, a un principio di indeterminatezza. Dara gioca con queste forze, umane e celesti. Crea personaggi drammatici e ironici, che fanno di Girifalco, comune della provincia di Catanzaro, l’unità di misura attraverso cui ogni evento può essere studiato.

La donna che vorrebbe un figlio, quella cui è stato negato il matrimonio; il sarto che sfrutta una maldicenza sul suo conto per dare sfogo alla sua lussuria, il ragazzo creduto da tutti delinquente solo perché non si sa chi sia suo padre; il pazzo che aspetta ancora la visita della sua mamma. Pregiudizi e provincialismi messi a confronto, mentre nel mezzo si sprigiona quella forza invisibile che è la vita, la quale ordisce e disfà il cammino di ognuno. A volte dona e a volte punisce, a volte ti toglie tutto in un attimo e a volte ti dà le cose senza che le siano state chieste. La legge che governa tutto ciò resta e, speriamo, resterà un mistero.

E in questo caotico movimento, di cui nessuno si accorge fin quando non ci si riflette su, ecco comparire a Girifalco il circo, un palcoscenico misterioso sul quale si esibiscono uomini apparentemente senza identità, i quali ispirano e fanno sognare, che con leggerezza ci trasportano fuori dall’ordinario, dimostrandoci che la vita è così: semplice, perché priva di regole e impossibile da decifrare e da programmare.

Proprio la sua indeterminatezza dovrebbe rendere tutto leggero e dovrebbe spingerci a godere del presente, senza mai perdere lo stupore. Questo è quanto ci trasmette Dara con il suo romanzo, in cui ogni capitolo è un trattato di fisica umana e in cui nessuna regola funziona a dovere, se non quella della meraviglia che reinventa ogni volta le cose, consegnandocele sempre nuove, come se ci comparissero davanti agli occhi per la prima volta.

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