Antonella Perrotta. Giuè. Ferrari editore

Antonella Perrotta. Giuè. Ferrari editore

Recensione a cura di Martino Ciano – già pubblicato per L’Ottavo

Quanto sono amabili le storie ambientate nei piccoli paesi, così tragicomiche e così drammatiche da sembrare surreali, costellate da quella semplicità grazie alla quale anche ciò che è complesso o trascendentale si manifesta nella sua essenzialità. Tutto diventa ancora più interessante quando queste novelle riportano alla mente un passato grondante di ruralità e di analfabetismo, di ignoranza diffusa dietro cui si cela però una saggezza intuitiva, popolare, che mai sbaglia.

Eccoci, dunque, in presenza di Giuè, romanzo di Antonella Perrotta che ci porta negli anni ’20 della sua città, Paola, centro del Tirreno cosentino conosciuto in tutto il mondo per il suo San Francesco. Eppure, tra queste pagine si parla poco di carità, amore e fraternità, perché il vero tema del libro è l’ingiustizia. Ingiustizia che, più dell’assurdo, è il vero motore del mondo e che soprattutto nella Calabria dei primi decenni del Novecento era mano cesellatrice di drammi e di rivoluzioni.

Giuè è un contadino analfabeta lontano da ogni ideologia, da ogni promessa di progresso, da ogni idolatria politica. Lui vive solo per il suo podere e per la sua famiglia. La moglie lo definisce un’isola proprio per la sua attitudine misantropica. Eppure, sarà lui il capro espiatorio attraverso cui si metterà fine alla guerra politica tra socialisti e popolari, culminata in un omicidio avvenuto nel corso degli scontri del primo maggio 1920.

E potremmo anche sorridere di fronte a tutto questo se non fosse che la vicenda è realmente accaduta e che l’autrice ha ricostruito i fatti fin dove ha potuto, mentre li ha inventati laddove non poteva far altro. Ma è proprio grazie a questo scambio di idee tra realtà e finzione che ci viene chiarito un aspetto importante, ossia, Giuè non è né un eroe né un buon selvaggio, è semplicemente l’individuo più debole del sistema, quindi, quello che può essere facilmente eliminato. In questo universo alimentato dalla povertà e dalla precarietà, che oscilla tra indifferenza e ipocrisia, Giuè è uno straniero che si è macchiato del peccato mortale di imparzialità.

A far da cornice all’intero romanzo una scrittura essenziale impreziosita da dialettismi che riportano in vita personaggi che ancora oggi caratterizzano una dimensione storica intramontabile.

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