Antimateria. Iacopo Pigini e l’Universo indifferente

Antimateria. Iacopo Pigini e l’Universo indifferente

Recensione di Martino Ciano. Articolo già pubblicato su Zona di Disagio. In copertina: “Antimateria” di Iacopo Pigini, Ensemble, 2023. 

Se l’Universo è retto da una legge di compensazione, mediante cui il visibile è tenuto per mano dall’invisibile, così come la materia dall’antimateria, allora questo libro è un accumulo di atomi che si legano l’uno con l’altro attraverso un pensiero portante, anch’esso invisibile, ma capace di manifestarsi tramite le parole.

Eccoci quindi davanti a un campo magnetico che possiamo sfogliare, leggere, ingurgitare e, se proprio vogliamo, disintegrare. Se ognuna delle cose poco prima descritte si avverasse, ella sarebbe stata e poi, da quel primo momento, è divenuta le sue molteplici forme, nonché i suoi infiniti destini.

Riaperta la voragine/ogni goccia di dolore/ha la stessa sorgente/da cui ritorno/per abbeverarmi/e patire la sete

La poesia di Pigini è questo: fermare l’attimo prima che scompaia, perché il passaggio dalla materia all’antimateria è un momento che non può essere definito neanche nel “presente”, ma è “andante”. E in questo andirivieni, mai scontato, noi chi siamo? Possiamo prevederci o racchiuderci? Il nostro campo magnetico disperderà intorno a esso emozioni e sensazioni?

Sebbene immerso in una totalità che è similitudine del non visibile e dell’eterno divenire, Pigini si esprime secondo la logica umana, vestendo ogni cosa delle sue emozioni e del suo passaggio. Ecco quindi un poeta che migra, che lascia ogni cosa, che è solo testimone. Cos’è questa assurdità fatta di molecole indomabili?

Ogni evento, ogni momento, semplicemente “è”. Possiamo raccontarlo come vogliamo, possiamo suddividerlo in versi, ma è solo nostro, di questa specie animale che da sempre si domanda la propria provenienza, che ha fatto di sé un mito e una divinità; eppure resta dubbiosa, nonché perennemente angosciata dal suo destino, da quella morte che più si vorrebbe allontanare e più ci perseguita.

Da lì in poi/io divenuto noi/discriminante/del passato prossimo/un tempo zero/e un tempo secondo/inizio e fine/stato invariato/lo stesso solitario/ma al tempo primo/eravamo adesso

E l’individuo come si riconosce in tutto questo e come deve comportarsi? Il poeta Pigini sa che in questo momento è qualcosa di diverso dal suo ruolo quotidiano; magari la sua poesia è la sua essenza, così come essa può essere la migliore delle ipocrisie, quindi un perfetto travestimento con cui passeggiare per il mondo.

Pigini ci lascia anche con questo enigma. Le sue poesie ci danno solo la spinta verso il labirinto del dubbio.

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