Golfo di Policastro: analfabetismo dell’opulenza

“Golfo di Policastro: analfabetismo dell’opulenza” è un articolo di Martino Ciano già pubblicato per Zona di Disagio
Il sole è rovente. L’afa sigilla il cielo. L’umidità ruba l’ossigeno. Un uomo grida a una donna non ci stanno più soldi, ‘a vacanza è fernuta. Due bambini corrono in bicicletta zigzagando tra la folla, qualcuno impreca e non vede l’ora di tuffarsi in mare. Tutti vogliono stare a mollo, morire salati, sciogliersi. Benvenuti nel Golfo di Policastro.
Ore 16.30. Località marittima. Strada adiacente alla spiaggia. Il gregge si muove. Le suole delle ciabatte strisciano sull’asfalto. Sono mille capocchie di fiammiferi che si accendono per sfregamento su una parete ruvida… nessuno di loro prende fuoco, eppure lo sentono il caldo malato che invade la gomma Made in China che ha reso senza identità ogni piede e anonimi tutti i passi. Prima gli italiani, qualcuno grida e tanti ci credono pure, ma l’economia non fa distinzioni. Tutto ciò che indossiamo è senza prima e dopo, come tutto quello che mangiamo. Altro che sovranità, sono solo slogan che si subiscono come un cataclisma. Un ragazzo e una ragazza, forse innamorati, forse solo in un momento di quiete post-pennichella, scattano un Selfie con un iPhone cover a specchio ultima generazione, pagabile in 36 rate, obsolescenza programmata permettendo. Posteranno la fotografia e tutto andrà bene. Sarà felicità. Quale?
Ore 16.35. Località marittima. Strada adiacente alla spiaggia. Su una panchina sta riposando un clochard, barbone inefficiente, senza fissa dimora, quindi scarto della società, amabile x di una associazione no profit che aiuta i senzatetto grazie ai fondi elargiti da banche o fondazioni che raccolgono denaro nel corso di serate di gala che terminano con cene sontuose, capricciose, a base alcolica, in orge di lacrime per tutti i buoni sentimenti che l’uomo qualche volta esprime. Ma il barbone ha caldo, ha sete, ha fame, suda, non impreca ma resiste muto davanti alla folla che scende in spiaggia. Immagina, anzi, percepisce chiaramente questi opposti status della vita che non dialogano; anzi, si evitano pur passando e oltrepassando.
Pensate, il Liberismo economico è in fondo Schiavitù. Liberismo, parola ambigua. Evoca felicità e libertà, iniziativa e speranza, invece vuol dire perdita del sé, oggettivazione. E su questi doppi sensi tanti sociologi e filosofi si sono interrogati, perché anche il linguaggio è diventato un trabocchetto e l’opulenza ha reso tutti analfabeti… leggere senza capire il significato delle parole, in fondo, è come sentirsi liberi di esprimersi in una gattabuia con l’eco.
Eco, voce che rimbalza e che si frantuma in sillabe e onde concentriche.
Voce, pietra che cade perpendicolare in uno stagno silenzioso solcato dai lievi passi delle zanzare.
Ore 16.40. Località marittima. Strada adiacente alla spiaggia. Il barbone anche ha deciso di andare verso la spiaggia. Ragazzo e ragazza che hanno scattato il Selfie contano i Like che hanno ricevuto. Cinquanta in meno di dieci minuti. Soddisfatti si avviano verso la spiaggia, superando velocemente il clochard che continua a camminare, dolcemente, come se intorno a lui ci fosse niente.