Seconda navigazione. Dell’amore e dei suoi resti
Racconto e foto di Martino Ciano
Io li ricordo i passaggi del cuore, la timidezza del primo bacio, la spavalda sensazione della conquista, e poi… e poi trovarsi con le braccia conserte, appoggiato a un palo della luce; guardare il cielo, perdersi, cercare risposte a domande sbagliate, e poi… e poi scendere giù, in sé stessi, scavare tra le macerie, trovare il Dio sepolto, il suo cadavere sul quale si sono versati balsami e lacrime.
Un giorno ti presi la mano, ti portai la testa sul petto, nascosi il mio viso tra i tuoi capelli. Sentii strapparmi l’anima un pezzo per volta, si sciolsero i nodi, si disfecero i dubbi. Non era amore, ma una promessa di felicità, ché un giorno si fa all’amore e un giorno ci si uccide per difendersi, ma si spera sempre che l’assassinio si compia il più tardi possibile. E quel giorno… quel giorno fu la promessa e amore venne a chiamarci per conservarci, per convincerci che nulla si avvera fin quando un bacio non lega e sigilla, e incatena, e fa scoppiare in corpo, nel petto, tra cuore e polmoni, tra sangue e aria, la libido e la passione, la favola della ragione e il trionfo dell’istinto.
Poi si perse nei ricordi. Cosa? Quel giorno fu, il resto sarebbe stato e magari… magari avrei voluto essere protagonista d’un sogno, un sognatore come tanti, illuso e disilluso, capace di comprendere ciò che è indicibile e che non ci siamo saputi dire ché… ché gli uomini si amano quel tanto che basta per proteggersi dalla tempesta, dalla solitudine affamata di consensi e poi… e poi sono addii come fu addio allora, sotto un ombrellone, con i piedi affossati nella sabbia, la violenza della parola risuonava come martello su incudine, e sentire l’aria mancare, tremore di polsi e sollievo, ed eccitazione d’infarto. Scintillavano gli occhi, sguardi come tagliole, mani pronte a strangolarsi e poi…
…poi viene il tempo in cui anche il dolore si dimentica e si ride delle sofferenze passate, ché tutto sta nell’indifferenza guidata dal motto la vita va avanti, e avanti tutta verso qualcosa noi andiamo, perché andare è l’unica cosa che ci è rimasta, anche se rimanere è pur sempre un peso, un insostenibile peso che tutto divora, persino i resti delle cose passate…