Alle origini di un interminabile inverno
Specie se in conseguenza di un disagio che impedisce ai suoi personaggi di inserirsi, di trovare il proprio spazio nel mondo che li attornia. Specie se adottati come unici baluardi di difesa per non soccombere agli attacchi e agguati che essi subiscono da parte sua. In “La Classe de Neige”, si ha l’impressione che egli si rifaccia a certi stereotipi della fiaba nera, riproponendoli in una veste più conforme all’attualità dei nostri giorni.
Gli ingredienti di base vi sono tutti
C’è il bambino protagonista assoluto della storia: Nicolas, già avviato verso le trasformazioni e scoperte dell’adolescenza, a preludio della sua età adulta. C’è una serie di prove che egli si troverà costretto ad affrontare, incominciando dall’incubo di dover trascorrere un’intera settimana in compagnia dei suoi compagni di classe; lontano dalla bambagia iperprotettiva nella quale la sua famiglia lo ha tenuto sempre avvolto.
C’è dunque un nemico da affrontare. Ed è qui che il suo animo comincia a oscillare tra dubbi e incertezze. Chi è in realtà il suo avversario? O chi sono? E dove si trova o si trovano? Dentro o fuori di lui? O si sono coalizzati per espellerlo da qualunque ipotesi o aspettativa di futuro? Non gli resta che accettare, attraversandola, la prospettiva di quei giorni che si preannunciano dispettosi, ingigantendo le sue difficoltà di inserimento nel gruppo, ma che sapranno mostrarsi anche inaspettatamente benevoli, comprensivi, per nulla beffardi di fronte alle manifestazioni dei suoi primi turbamenti e impulsi sessuali.
Forse anche per lui sarà possibile avere un amico, un complice
Ma è a partire da questo punto che Carrère dà avvio a un lavoro di depistaggio e distanziamento progressivo dai canoni della fiaba, con sterzate e impennate che conducono la storia a sfiorare e a intingersi nelle ambiguità sospettose di un giallo, prima di accelerare in direzione di una cupezza raccapricciante da cronaca nera. Ecco che ancora una volta il colore ritorna in forma di sostanza. Sorretta da una esposizione chiara e immediata dei fatti, così speculare di quel paesaggio ricoperto di neve, come su una immensa lavagna bianca, la scrittura di Carrère traccia una sequenza nera di domande.
Perché i crimini più efferati finiscono per prodursi negli involucri di una normalità riconosciuta come innocua e irreprensibile? Quali spaccature, quali schizofrenie possono inserirsi e installarsi nell’ambito di una famiglia? Che tipo di esempio forniscono coloro che ne dovrebbero rappresentare le figure di riferimento? Che tipo di influenza sono in grado di esercitare? Quale eredità lasceranno?
Per Nicolas sarà il silenzio, il congelamento del suo cuore nel ghiaccio di quei giorni. L’erosione di una morfologia affettiva e emotiva ancora troppo gracile e malferma, pur di non essere lo zimbello di una comunità ben più ampia di una classe.