La dolce ala della giovinezza. Una serata al Teatro Garden di Rende

Articolo e foto di Adriana Sabato
La paura di invecchiare e di morire, sia da un punto di vista professionale sia da quello che ci accomuna tutti: abbandonare la vita terrena senza sapere cosa ci aspetta. Questo il filo conduttore della pièce teatrale “La dolce ala della giovinezza” scritta da Tennessee Williams nel 1952, ma – come accade con i grandi testi – di una attualità disarmante. “La dolce ala della giovinezza” in scena al Teatro Garden di Rende, è la rappresentazione di un mondo nel mondo e dei suoi drammi. Quel microcosmo dello spettacolo hollywoodiano che Williams seppe fotografare nel ‘52 e che debuttò nella stessa Broadway qualche anno dopo.
Questa la storia. Da una parte c’è Alexandra Del Lago, interpretata da un’immensa e leggiadra Elena Sofia Ricci da sempre appassionata del teatro di Williams, anche per la sua capacità di rappresentare personaggi sull’orlo del baratro, come la stessa ha dichiarato, e dall’altra Chanche Wayne. Interpretato da un altrettanto possente e potente Gabriele Anagni, Chanche dopo aver abbandonato la città natale in cerca del successo che la sua giovinezza e bellezza sembravano promettergli, vi torna dopo fallimentari tentativi di sfondare come attore a Broadway e Hollywood. Con lui c’è una stella del cinema in declino (Alexandra), una donna non più giovanissima, depressa e alcolizzata, in fuga da quello che crede essere un insuccesso artistico per il suo ultimo film. Chance si è legato alla donna, nella speranza che gli possa spalancare le porte di Hollywood. Ma le cose non andranno come avrebbe sperato. Un altro fallimento lo aspetta, mentre il destino della ‘diva’ prende una svolta inaspettata. Accanto a loro i bravissimi Chiara Degani, Flavio Francucci, Giorgio Sales, Alberto Penna, Valentina Martone, Eros Pascale, Marco Fanizzi e Max Odierna.
Pier Luigi Pizzi, noto soprattutto come regista di opere liriche, firma regia, scene e costumi dello spettacolo, la cui intricata e torbida vicenda riesce a emozionare il pubblico tanto a teatro quanto al cinema, ha spiegato che Williams da grande drammaturgo, è sempre capace di stupirci, sovvertendo genialmente il destino della nostra eroina. Fragilità e cinismo animano tutto lo spettacolo e i suoi personaggi. Alexandra con i suoi mostri da domare e con il suo desiderio di affermazione e consenso, la sua fame d’amore incolmabile e la lucida consapevolezza di essere sul baratro. Come anche Chanche che col suo declino costante e continuo mette in scena insieme ad Alexandra il dramma esistenziale di due anime corrose dal desiderio di ritrovarsi negli altri.
E su tutto domina la dolorosa consapevolezza che “La giovinezza – come ricorda Alexandra, è quella dolce ala che si porta via tutto. Anche il tuo cuore”. Un declinare umano – quello messo in scena – allucinato e confuso, fino a un finale in tragedia. Un’uscita di scena per entrambi e un silenzio che spezza i cuori a tutta la platea prima di un lungo e fragoroso applauso.