Adriana Sabato. Bicchieri di cristallo. L’arte di essere “umani”
Recensione di Martino Ciano
Se il dicibile è anche l’idea, allora il nostro dire di una cosa è contemporaneamente un rimarcare la sua provenienza dall’Essere. La poesia è quindi un discorso filosofico e, parafrasando Wittgenstein, per filosofare bisognerebbe prima di tutto sapere poetare.
Bicchieri di cristallo è una raccolta poetica scritta durante i peggiori momenti della Pandemia da Covid19. Il mondo ha fatto i conti con un nuovo virus, l’essere umano ha scoperto qualcosa in più sulla propria impotenza.
Increduli, angosciati, pronti a negare l’evidenza abbiamo attraversato questo periodo di disincanto. Ognuno ha reagito secondo il proprio bagaglio emotivo, ma nessuno è rimasto indifferente. Tutto si è fermato, tutto ha continuato a sopravvivere in un altro modo. Abbiamo avuto tempo per riflettere, per piangere, per comprenderci, per riappropriarci di noi stessi, per perderci ancora di più nelle nostre contraddizioni.
Il risultato? Forse non abbiamo imparato nulla, forse siamo diventati peggiori di prima, forse ancora non abbiamo capito cosa è accaduto. Fatto sta che tutto può essere racchiuso in un verso o in un’ammissione di impotenza come questa: la natura se ne fotte. Tutto continua, tutto scorre, solo noi ci siamo fermati, proprio noi che adoriamo l’eterno movimento.
I versi di Adriana Sabato sono lapidari, sono consapevoli, sono lucidi. Prendono a piene mani da quell’Essere che sovrasta l’Ente-uomo che assiste al declino della civiltà che ha costruito. Dov’è la tecnica? Dove sono finiti tutti gli atti che l’individuo ha compiuto? Cosa siamo davanti a un virus che ci rende angosciati, che dialoga con noi silenziosamente. E forse proprio perché non udiamo la sua voce, possiamo percepire ancor di più l’eco della nostra disperazione?
Ma da dove proviene la nostra disperazione? Di quali assenze si nutre? Alla paura per qualcosa di oscuro come il Covid19, Adriana Sabato affianca componimenti con i quali vengono rievocati momenti intimi, attraverso cui si contemplano l’amore, l’amicizia, l’affetto; o gesti concreti come abbracciarsi, tenersi per mano, guardarsi negli occhi, desiderarsi, appartenersi.
Sono semplici vie di fuga? Escamotage? Metodi di sopravvivenza?
Bicchieri di cristallo è un’indagine sulla nostra fragilità. Quella fragilità che nessuno vuole accettare e che pochissime volte viene ammessa.