AcroBatiCa. Ezio Sinigaglia e i suoi “giochi di stile”
Recensione di Martino Ciano. In copertina: “AcroBatiCa” di Ezio Sinigaglia, Déclic, 2024
Le parole non bastano mai per descrivere la realtà o l’irrealizzabile, o per delineare con precisione ciò che accade nel mondo o ciò che succede nel nostro spazio interiore.
“Acrobatica” ci dice questo. I tre racconti di Ezio Sinigaglia sono “giochi di stile” in cui si mettono in mostra pregi e difetti del linguaggio, ma anche i suoi limiti e le sue possibilità. Quando parliamo di linguaggio, infatti, sappiamo che così come tante zone non sono state ancora esplorate, così va accettato che davanti a certe aree blindate dobbiamo arrenderci.
È un po’ il sogno di tutti gli scrittori riuscire a far combaciare “il pensato” con “il rappresentato”, ma alcuni ostacoli sono insormontabili e forse meglio così. Dal canto suo, Sinigaglia non ha nessuna intenzione di oltrepassare il limite, gli va bene la posizione di inferiorità cui sono condannati tutti gli strumenti creati dall’uomo e si diverte con quello che possiede, maneggiandolo con grande maestria.
Immaginate un racconto composto da sole parole che iniziano per la consonante “S”. Difficile? Per me sì, per Ezio invece tutto prende forma in una storia “leggera”, ironica, che delinea uno degli scenari possibili che l’erotismo potrebbe creare attraverso la sua voce.
Negli altri due racconti invece, Ezio sperimenta altro e lascio a voi il gusto della scoperta, ma questa immagine “ossessiva” dell’eros, presente in tutte le opere di Sinigaglia da me lette, mette in evidenza la necessità di evocare quella “quarta dimensione” di cui parlava il dadaista Duchamp; tant’è che, senza azzardare interpretazioni o letture troppo fantasiose, mi sembra che lo scrittore milanese abbia seguito proprio questo filo conduttore.
Sia ben chiaro, l’esperimento è riuscito e il tentativo di ingabbiarlo in uno schema, in una corrente, in un modello, è di sicuro sbagliato, fermo restando che è anche mio compito darvi un punto di riferimento con cui fare i conti. Ciononostante, resta il fatto che leggere questi tre racconti è prima di tutto un “piacevole e distensivo” combattimento contro la logica.
D’altronde, il subbuglio che Ezio crea è perfetto, anzi forse è l’unico modo che ha per far comprendere al lettore quale “forma” di erotismo è presente nella sua testa. Allo stesso tempo, l’autore ci fa intravedere anche come sia difficile rappresentarla e renderla universale e comprensibile a tutti.
Impresa impossibile, per fortuna, perché ognuno, anche da un’opera perfettamente trascritta, ricava ciò che ritiene opportuno, appiccicando a ogni “ente” suggerito il proprio modello. Forse è quello che sta capitando a me, in questo momento, mentre scrivo di “AcroBatiCa”, tant’è che un qualsiasi lettore potrebbe obiettarmi di voler dirigere, se non pregiudicare, le sue future impressioni su questo libro.
Allora che dire? Che, ancora una volta, Sinigaglia con tre racconti ariosi e giocosi ci dà la possibilità di riflettere sulle gioie e i dolori del linguaggio, facendoci penetrare in un erotismo che è forza motrice e indiscusso creatore di ogni rinnovazione.