Abel. Alessandro Baricco e il “West metafisico”

Abel. Alessandro Baricco e il “West metafisico”

Recensione di Letizia Falzone. In copertina: “Abel” di Alessandro Baricco, Feltrinelli, 2023

L’inizio del romanzo “Abel” di Alessandro Baricco ci catapulta immediatamente in un’atmosfera western suggestiva e vibrante. Le prime frasi evocano una serie di sensazioni vivide: il calore della sabbia sotto le suole, il vento caldo che accarezza il viso, la polvere che si posa sulla pelle. La descrizione di mani d’avorio che impugnano una pistola pesante come la paura ci fa percepire la tensione e il pericolo che permeano l’ambiente. Ci sembra quasi di essere trasportati in un film di Sergio Leone, immersi in un West immaginario e polveroso.

Abel, il personaggio principale, è un uomo abile con la pistola, un talento che ha affinato fin da piccolo sotto la guida del padre e del Maestro. La sua fama si consolida dopo aver sventato una rapina con un colpo magistrale, il Mistico, che lo rende una leggenda nel West.

“Abel” non è solo un romanzo d’azione, ma anche un viaggio introspettivo nella mente e nell’anima del protagonista. La nozione del tempo si dilata, lasciando spazio a una narrazione non lineare che si dipana come un puzzle. Attraverso flashback e ricordi frammentati, Abel ripercorre la sua vita, dagli insegnamenti del padre all’abbandono da parte della madre, una donna forte e selvaggia che ha segnato il suo destino.

L’amore per Hallelujah Wood, donna enigmatica e libera, rappresenta una costante nella vita di Abel. La loro relazione è tormentata e passionale, caratterizzata da continui ritorni e addii.

Le donne in “Abel” assumono un ruolo di grande rilievo. Sono figure enigmatiche e potenti, dotate di una conoscenza ancestrale che le rende capaci di vedere oltre il tempo. La bruja, la madre, Hallelujah e la sorella Lilith posseggono una saggezza che sfugge ad Abel, lasciandolo in balia del suo destino.

Baricco ambienta la sua storia in un West immaginario, privo di una precisa collocazione geografica. La cittadina in cui si svolge la vicenda non ha un nome, eppure assume una concretezza quasi palpabile, come se esistesse realmente al di là delle pagine del libro.

“Abel” è un romanzo che cattura il lettore fin dalle prime pagine, trasportandolo in un mondo di frontiera dove il destino si intreccia con l’amore, la spiritualità e il mistero. La scrittura di Baricco, evocativa e poetica, ci accompagna in un viaggio indimenticabile attraverso le lande desolate del West e i meandri più profondi dell’animo umano.

Il tempo, la memoria, il destino, l’amore si legano in un intreccio narrativo avvincente e poetico. La sensazione di essere immersi nel testo, di diventare materia stessa della storia, è una delle peculiarità di questo romanzo.

Ed è proprio il tempo che assume un ruolo fondamentale, plasmando lo spazio e governando le vicende dei personaggi. Abel Crow, protagonista tormentato e in continua evoluzione, è alla ricerca di una nuova consapevolezza. Solo attraverso l’osservazione e l’esperienza – anche quelle dolorose e violente – potrà finalmente comprendere il suo posto nel mondo.

Baricco lascia volutamente spazi vuoti, invitando il lettore a interrogarsi e a cercare le proprie risposte. Il silenzio che regna in questi spazi di vuoto permette di attingere a un’interpretazione più intima e personale del romanzo.

“Abel” sfugge a qualsiasi tentativo di categorizzazione: non è solo un western, non è solo un romanzo, ma un’opera tridimensionale e filosofica che si avvale del genere western per delineare un’indagine profonda sull’esistenza umana.

Il risultato è un testo che respinge e trattiene, incuriosisce e affascina, appaga e riempie. La parola dell’autore crea una multidimensionalità unica, capace di emozionare e di far riflettere.

Un’opera che conferma il talento di Baricco come maestro della parola e che rimarrà impressa nella mente e nel cuore del lettore.

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