Abbraccio ancestrale

Di Adriana Sabato

Voglio guardare la mia terra, voglio osservarla.

La voglio respirare minuto per minuto
Sto all’erta
Non voglio perdermi nulla
Solo quel piccolo mostro
Che offende i nostri cinque sensi
Volti mascherati e strade rotte

Curve deformi, realtà immaginarie
incorniciate da spiagge irreali
insolitamente silenti,
cielo annacquato da pioggia incessante.

Voglio lo stesso rigirarmi sul tuo cielo e coprirmi
coll’erba sul tuo suolo, cullando lo sguardo sui tuoi arcobaleni

Rotolarmi fra i tuoi abbracci materni
Sconfinati
Impreziositi da assenze
che si nutrono, invece, di primitive presenze

Di erba e di fango
Di cuore e di fiele
Di miele e di alloro
Di aria salmastra e di putrida acqua stagnante
Di fiumi senza sponde
Di acque senza argini
Di case senza anima
Di cuori senza un dove

nel quale abitare e battere, battere,

battere ancora…

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