A Castel Sant’Angelo. Visioni romane e liriche dal passato
Articolo di Valentina Ciurleo
Una sera di Luglio passeggiavo per Roma a Castel Sant’Angelo, il destino di una città dentro le mura di un castello. Sorti che hanno visto cambiamenti e metamorfosi legati ad ambienti, logge, scale e cortili. Mi sento individuo privilegiato e complesso. Il castello e la sua vita ripassano millenni di questa città, pieni di sfaccettature, valenze simboliche e stratificazioni storiche.
Ogni nuova struttura che vedo qui con i miei occhi, di questa imponente bellezza, si somma a quelle preesistenti; alterandole, modificandole è come la rottura di un processo antico che si ricostruisce, che si rinnova, che viaggia come nella macchina del tempo fino a giungere ai giorni nostri. Miserie e glorie dell’antica città. Quattro secoli di melodia ininterrotta dove cantori, artisti ed imponenti imperatori hanno scolpito luce e memoria.
Quella sera di luglio, a Castel Sant’Angelo, la ricordo perfettamente, dipinta di sfumature e colori. Il monumento glorioso di Roma, si adagia illustre e imponente sulla sponda destra del Tevere, a poca distanza dal Vaticano, tra il Rione Borghi e quello di Prati. Passeggio e vivo due vite la mia e quella passata. Ma quella di chi era non la conosco… chi c’è stato prima di me?
Questi occhi ora incarnano il pensiero, rappresentano la volontà il desiderio di qualcuno che ha lasciato traccia. Cammino e penso a tutto questo e poi vengo interrotta, quasi dolcemente coinvolta e trasportata in un vortice di suono. Ho la fortuna di trovarmi a una serata di lirica dove va in scena una delle opere più amate e cantate: “La Tosca di Puccini”. Spettacolo straordinario, di intensa emozione che solo lo sfondo di Castel Sant’Angelo può spogliare della sua completa ricchezza ed autenticità. Tra gli occhi esterrefatti dei turisti, io mi sento di volare tra tanta bellezza e la musica mi scompone dentro e mi ravviva il cuore. Anche chi non è appassionato di lirica e non conosce questa grandissima opera rimane sorpreso e travolto. Poi è complice l’estate, la notte che scompiglia ogni mente, anche la più composta e lineare. Mi sento sottosopra, in ogni angolo di questa bellezza.
Nessuna previsione, si è liberi da ogni struttura programmata. La sera compete con il suono ed ha facoltà di corrompere fino all’ultimo sguardo. Mi aggrappo al miraggio, al ricordo, alla frenesia che invade dentro. Un’anima fatta di storia, di arte e di poesia.