Sguardi dal capolinea
Di Albino Console
“Non andartene docile in quella buona notte, infuria, infuria contro il morire della luce” così scriveva Dylan Thomas, così auspicava che l’uomo al capolinea uscisse di scena. Così tuttavia non è, così non è stato e certamente così non sarà, perché quando il sipario si chiude e le luci perdono di intensità, lì l’attore assapora il meritato riposo, brama quasi la fine di quell’atto tanto lungo quanto arduo.
Quel fetore nauseabondo di ferro e sangue digerito mi accompagnerà fino alla fine di questa meschina messa in scena, parole d’affetto che non leniscono né tantomeno consolano, occupano il mio tempo oramai trasmutato in moneta sonante per vivere le gioie che mi sono destinate. Non ho tempo, certamente non ho più tempo da perdere nel fare cose che non ho voglia di fare, una sordità selettiva azzera la vibrazione sonora di chi inizia il proprio sproloquio dicendo che dovrei fare o dovrei dire così come lui crede sia giusto fare e dire.
Non ho più tempo per cercare di convincere nessuno a fare alcunché, non ho neppure la voglia di convincere nessuno a fare alcunché, non ho tempo neanche per convincere me stesso che tutto andrà bene, perché l’inferno è qui, e la dannazione è un prologo dell’amore ricolmo di Luce che ci aspetta oltre l’Oriente. Sono copritore esterno di quel Tempio invisibile agli occhi.
L’architettura che mi vede tassello di un mosaico tanto macabro quanto sadico prende forma giorno dopo giorno svelando la personalità di un Dio vendicativo ma giusto, perché sono certo anzi certissimo sia giusto, ed io ripercorro i miei errori per comprendere cos’altro dovrò pagare.
Ora respiro normalmente, il battito del mio cuore è lento e sinusale. Che noia, mi tocca ancora preoccuparmi per il futuro: la guerra, il cambiamento climatico, la farina di grillo, l’inflazione ed il caro carburante, i problemi degli uomini sono così sciocchi, ad un passo dal trapasso è tutto molto vivo, strano come ci si senta vivi mentre si muore, strano come si voglia vivere senza considerare la morte, strano come si perda tempo per poi pentirsi in punto di morte di aver perso tempo, eppur si sa che da questa vita non ne uscirà vivo nessuno, eppure spesso viviamo così, senza vivere davvero.